Quinto Martini

QUINTO MARTINI - IL PARCO MUSEO tratto da Parco Museo Quinto Martini, Ed. del Comune di Carmignano, 1997

Quinto Martini - Il Parco Museo Parco Museo Quinto Martini, 1997, Edizione del Comune di Carmignano Quinto Martini - Il Parco Museo Ragazza seanese dormiente, 1933
Parco Museo Quinto Martini, 1997, Edizione del Comune di Carmignano
Quinto Martini - Il Parco Museo Alcea, 1942
Parco Museo Quinto Martini, 1997, Edizione del Comune di Carmignano
Quinto Martini - Il Parco Museo Parco Museo Quinto Martini, 1997, Edizione del Comune di Carmignano Quinto Martini - Il Parco Museo Suonatore di chitarra, 1946
Parco Museo Quinto Martini, 1997, Edizione del Comune di Carmignano
Quinto Martini - Il Parco Museo Serpi in amore, Seconda Metà degli anni cinquanta
Parco Museo Quinto Martini, 1997, Edizione del Comune di Carmignano

Il Parco Museo, di Lucia Minunno

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Quando l'amministrazione carmignanese del sindaco Antonio Cirri chiese a Quinto Martini una scultura per l'arredo della piazza di Seano l'artista propose l'idea non di una statua, «che sarebbe rimasta isolata, avulsa dall'ambiente circostante, né più né meno di tanti birilli che costellano tante altre piazze d'Italia, ma di un qualcosa di diverso, un masso ad esempio, una scheggia petrosa che poteva esser rotolata lì per caso dal monte».1

Da questa idea - poi effettivamente realizzata, sebbene tradotta in pietra da Giuseppe Caselle - procedette quella di un progetto più ambizioso, sempre improntato al rinnovamento del concetto di "arredo urbano": Martini avrebbe donato un cospicuo numero di sculture al Comune, a patto che queste venissero inserite in uno «spazio circostanziato», con una collocazione «connaturata al luogo» e con una fruibilità che le rendesse «beneficio di tutti».

Venne così elaborata l'idea di un "parco-museo" costellato da 36 sculture bronzee (fuse da opere realizzate dall'artista tra il 1931 ed il 1988), con spazi per i giochi dei ragazzi e per riunioni della cittadinanza. Il progetto venne realizzato da Ettore Chelazzi, che nella citata presentazione scrisse: «La pianura, nell'evolversi della realtà territoriale di questa zona, è venuta perdendo sempre più la sua caratterizzazione agraria, ora divenendo luogo di insediamenti per la produzione, ora rimanendo coinvolta dall'espansione degli abitati. Nel processo di urbanizzazione delle aree intorno al nucleo di Seano è rimasto, non compromesso, un campo, tagliato dal torrente Furba che scorre in questo punto non inquinato, svuotato ormai della sua funzione agricola ma predisposto per un nuovo uso a duplice valenza: centro aggregante per l'abitato (...) e spazio verde».

Il progetto tendeva dunque alla realizzazione di una piazza che recuperasse «un campo a spazio da utilizzare comunitariamente», che riproponesse «in distanza le colline, luoghi di lavoro e di cultura» e che concedesse «spazi per lo svago, l'esercizio fisico, il rapporto con l'"arte"», dove l'arte sarebbe stata degnamente rappresentata dalle opere di Martini. L'impresa dell'elaborazione e fusione delle 36 sculture fu particolarmente gravosa per l'artista allora settantenne, dato che, nonostante l'età, egli volle occuparsi personalmente ed integralmente della realizzazione dei modelli in gesso delle grandi statue e dei bassorilievi e si ostinò anche a seguirne personalmente le fusioni in bronzo (quasi tutte realizzate presso la Fonderia Artistica Salvadori di Pistoia), affidando solo in un caso (A mia madre, n. 66) la rinettatura ad altri, in quanto sosteneva che «la statua è di chi la rifletta» .2

La realizzazione dell'opera del Parco-Museo di Seano premeva sommamente a Martini: «Sono attaccato alla mia terra, alla mia gente», disse, «e da qui trovo la forza, la volontà e la passione per tirare avanti il mio lavoro»; «Non sono più giova-ne (...) e la mia aspirazione è quella di lasciare ai posteri miei concittadini un segno, un ricordo della mia passione per l'arte»: il «museo che raccoglierà le mie opere migliori».3

E di fatto nel Parco-Museo troviamo rappresentati molti dei temi più cari all'artista: dall'Alcea alla ragazza che rincorre l'oca, dalla madre col bambino alle Amiche, dall'oste seduto in attesa del cliente alla donna che sbircia dalla porta sulla strada, fino ai mendicanti, ai torsi femminili, alle figure sotto la pioggia e alle "paternità", tutti soggetti tratti dal quotidiano del paese di campagna - fatta eccezione per i nudi, femminili, di una raffinatezza più urbana" - che trovano puntuale riscontro anche nel vasto corpus pittorico e grafico. «In fondo», come scrisse Renzo Federici per il citato opuscolo di presentazione del progetto, «che una larga scelta di questo suo lungo lavoro ritorni, per restarci definitivamente, tra quelle colline che l'hanno visto ragazzo e tra le quali periodicamente si rifugia, salvatico ma umanissimo, a godersi la grande luce, oltre che a zappare l'orto e ad armeggiare all'infinito con i suoi trespoli, è anche giusto».

Quando nel maggio del 1988 il Parco-Museo venne inaugurato, Quinto Martini ne fu giustamente e per tutto ciò è una grande fortuna che le mie opere stiano a Seano, luogo dove io sono nato». «Le mie sculture vogliono prima di tutto esprimere la semplice vitalità di questa terra. Non quindi la delimitazione di un museo, ma un appropriato inserimento in quella natura da dove sono state tratte e dove tutti possono avere le loro ore di libertà (...). Ognuna di queste statue risponde dentro di me con un suono diverso: diverso per il ricordo di una particolare situazione, di un particolare stato d'animo, di una diversa età. Quando vengo qui ciascuna mi parla con una sua voce, che è poi la mia del tempo d'allora. Ognuna di esse è figlia di un mio tempo diverso, che così alla distanza non riuscirei neanche più a mettere precisamente a fuoco, forse perché non ho mai dato importanza alla registrazione del tempo o di quanto mi accadeva intorno» .4

 

1 Dalla Presentazione del progetto del Parco-Museo con sculture di Quinto Martini, Seano 28 giugno 1981.
2 Per questa eventualità, Martini scelse Antonio Di Tommaso, uno scultore dotato di grande perizia tecnica.
3 Da un'intervista rilasciata dall'artista ad Arrigo Cecchi per «La Nazione» del 7 dicembre 1984.
4 Da un'intervista rilasciata a M. Moretti per «La Nazione», 31 ottobre 1988, p.6.

 

 

 

 

Presentazione del progetto (28 giugno 1981), di Paolo Sica

Cercherò di spiegare perché il progetto del parco-museo di Seano è un'iniziativa importante, forse al di là di quanto i promotori stessi suppongono. In cosa consiste questo progetto? Nel creare uno spazio centrale e aperto, per attività diverse di tempo libero, uno spazio polisegnico, triangolazione di diverse funzioni sovrapposte, combinazione di materiali naturali e artificiali, e animato da una sequenza di sculture donate da un artista toscano profondamente legato alla realtà locale.

 

Ciascuno di questi elementi, preso a sé, può ritrovarsi certamente in progetti, esperienze e realizzazioni fatte altrove; nel loro insieme, invece, essi configurano un caso esemplare, e forse persino alternativo rispetto alla pratica corrente.

In primo luogo questa attrezzatura costituisce un incremento significativo del capitale fisso sociale e pubblico esistente, ciò che già si pone da una parte precisa della dialettica dello sviluppo urbano, fortemente sbilanciata verso l'appropriazione privata dello spazio (mentre è stato detto, molto giustamente, che non esiste un vero tempo libero senza uno spazio libero).

 

C'è un secondo fatto che si lega subito al primo: e questo richiama alla nozione di un tempo libero sociale – e non consumistico – reso disponibile a tutti, collettivamente. La metropoli – non solo la metropoli, ma anche la stessa periferia, i luoghi di villeggiatura, e finanche l'interno delle nostre case – sono bombardate continuamente dai mass media che sollecitano l'infinito consumo individuale di nuovi spazi-oggetti o nuovi oggetti-spazio, valori di scambio piuttosto che d'uso; qui, nel progetto di Seano, il tempo libero, l'esercizio fisico, lo svago, si incontrano con la qualificazione culturale, si inseriscono in una rete di rapporti sociali. Il parco-museo diventa insomma uno di quegli spazi di aggregazione di gruppo dei quali la città contemporanea è così carente. Una delle vie attraverso le quali può compiersi il recupero della città - la grande città come la piccola – è quello dei servizi sociali, un settore che appare fra i più duttili a innescare un processo innovativo, proprio perché basato su strutture non gerarchizzate.

 

C'è infine ancora un fatto quanto mai importante. Combinando una serie di funzioni che costituiscono una risposta precisa a bisogni biologici e sociali (tanto spesso disattesi) con l'originale sequenza della scultura d'arredo, il parco museo diventa un segno molto forte di identificazione della piccola comunità di Seano, una sigla simbolico-topica: qualifica insomma una 'presenza' nella multiforme e complessa realtà territoriale, riporta a ripensare lo spazio in termini di 'luogo'. Si potrebbero sprecare altre parole più altisonanti su questo punto, ma fermiamoci qui: è certo che il processo di urbanizzazione degli ultimi trenta anni, ora entrato parzialmente in crisi, non solo ha depauperato economicamente la periferia e la campagna rispetto ai centri, ma ha anche ridotto grandemente o annullato le particolarità significative del contesto socioeconomico, spaziale e produttivo (un tempo costituite dalle fiere, dai mercati, dai rituali e dalle tradizioni locali). Anche su questo fronte c'è bisogno di un recupero intelligente, di un nuovo equilibrio. E chi si interessa da addetto ai lavori dell'organizzazione della città contemporanea, troppo spesso pressato dai problemi dilanianti della metropoli, non dovrebbe ignorare o sottovalutare quanto in questa direzione si compie anche nelle comunità minori: non solo perché l'indifferenza ai processi complessivi di riaggregazione della realtà territoriale non paga, non solo perché un equilibrato sviluppo urbanistico può definirsi realmente soltanto a livello di tutto lo spazio abitato e usato dall'uomo, ma anche per l'interesse specifico, puntuale, che certe iniziative, come quella di Seano, possono avere anche per i punti caldi del territorio.

 

E sotto questo profilo il parco-museo di Seano è realmente alternativo: perché sperimenta valori inconsueti nella pratica della città speculativa, e costituisce a questo titolo un'anticipazione, sia pure parziale, di una città diversa.

 

 

Da: Parco-Museo Quinto Martini a Seano, catalogo delle sculture a cura di Marco Fagioli. Edizione del Comune di Carmignano con il patrocinio della Provincia di Prato, Prato, 1997.

 

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